sabato 19 dicembre 2015

Sauternes CHATEAU SUDUIRAUT 2002 - Magnum


Classificato come Premier Cru nel 1855, il vino Chateau Suduiraut nasce a Pregnac, comune del Sauternais.



Ogni fase della sua realizzazione è a mano, a partire dalla selezione delle uve dai migliori terroir della proprietà. Si sono susseguite più raccolte degli acini botritizzati, una pratica comune nel Sauternais, dove 3-5 vendemmie, acino per acino, sono normalmente necessarie per raccogliere l'uva nel momento migliore.

Il 2002 viene descritto da "Le comptoir des millesimes" in questo modo: "beneficiando dell'arrivo di un'estate indiana, dopo momenti molto difficili, il 2002 appare il prodotto di una raccolta miracolosa. I vini di quest'annata sono normalmente ricchi di carattere aromatico molto pronunciato."


Degustazione 17 dic 2015 - Enoteca del Morino, Roncaglia - Piacenza
Di notevole finezza e complessità, si presenta con un colore ambrato carico luminoso.
Al naso combina frutta e aromi floreali, con note tostate e canditi. Poi, in successione, tutti gli aromi distintivi che caratterizzano i Sauternes: zafferano, albicocca disidratata, ananas candito, vaniglia, limone candito, arancio amaro, cera d'api e cannella. Alla beva mostra una notevole freschezza minerale, con ritorno, in fin di bocca, del calore delle spezie.


Chateau de Suduiraut
Costruito intorno al 1670, Chateau Suduiraut si trova sul lato sud di Pregnac, proprio accanto a
Chateau d'Yquem.
Il vigneto è a circa 40-50m s.l.m e costituito soprattutto da uve Semillon (92%) e Sauvignon Blanc (8%).

La fermentazione del mosto avviene in vasca in acciaio inox, a cui segue l'affinamento in botti di rovere.
Per il Semillom, l'invecchiamento avviene in barriques nuove di rovere francese, mentre il Sauvignon Blanc viene affinato in botti usate. Talvolta viene utilizzata la crioestrazione, in particolare quando le condizioni atmosferiche sono sfavorevoli in concomitanza della vendemmia.

domenica 11 ottobre 2015

Nel 2015 l'Italia è il primo produttore di vino, davanti la Francia

Francia e Italia ogni anno competono per il primo posto, come produttore mondiale di vino.
Le stime depositate a Bruxelles, in Settembre, indicano che la produzione italiana di vino, nel 2015, si attesti a  48,8 milioni di ettolitri, contro i 46,45 milioni della Francia e i 36,6 milioni di ettolitri della Spagna, seguiti da Germania e Portogallo.

Come nel 2013, l'Italia torna a superare la Francia in termini di produzione complessiva di vino.
Le condizioni climatiche hanno determinato il risultato: l'Italia ha visto un aumento di produzione di circa il 13%, mentre la siccità ha penalizzato la produzione francese che ha perso l'1% circa.

La vendemmia si preannuncia di ottima qualità quasi ovunque, salvo in quelle poche zone dove la grandine, le eccessive temperature e la scarsità di precipitazioni hanno causato qualche danno.

Si preannuncia un millesimo da ricordare!


domenica 4 ottobre 2015

L'antico Pfefferer, il moscato giallo. L'azienda Colterenzio

Risalgono al 1100 d.C. i primi documenti che citano il Moscato Giallo, chiamato appunto Pfefferer, che veniva coltivato insieme al Blaterle (moscato bianco), nelle campagne del maso  Kohlerhof di proprietà della parrocchia bolzanina, situato nella costa orientale del Virgolo (ad oriente di Bolzano), a circa 460 m di altitudine.
Il vitigno del Moscato giallo viene così considerato uno dei più antichi in assoluto. Ne esisto svariate tipologie che hanno subito leggere mutazioni nel tempo.
Il Moscato Giallo, del quale ne esistono svariate tipologie che hanno subito leggere mutazioni nel tempo, è sicuramente il meno diffuso tra i moscati a bacca bianca. E’ un vitigno aromatico, facente parte della famiglia dei Moscati, che viene vinificato sia nella versione dolce che in quella secca, come spumante dolce e passito.
Il nome Moscato deriva dal latino "muscum", che significa muschio, per il caratteristico profumo aromatico ed intenso. E’ conosciuto anche come Moscato Sirio, probabilmente in riferimento alla sua origine medio-orientale, e nell'area di Parma e Piacenza anche chiamato Moscato Cipro.
Il grappolo è lungo, gli acini a completa maturazione sono di colore giallo, e il bouquet speziato dell’uva lo si ritrova nel vino, che esprime una particolare eleganza.

fonte:en.wikipedia.org
fonte:www.suedtiroler-weinstrasse.it





















La lunga esperienza in campo enologico dell’Azienda Agricola Colterenzio permette di coniugare passione e tecnologia, dando alla luce vini che rispecchiano le caratteristiche del proprio vitigno, raggiungendo così l’obiettivo principale costituito dalla tutela della qualità e della tipicità dell’uva. 
Colterenzio Soc. Agr. Coop., Strada del Vino 8, I-39057 Cornaiano (BZ) - www.colterenzio.it

domenica 9 agosto 2015

Il vino di RODI, la città dei cavalieri

L'isola di Rodi è situata nel sud-est del Mar Egeo, di fronte alla costa dell'Asia Minore.

Gode di un clima ideale per la coltivazione dell'uva, con periodi di sole lunghi, utili ad una perfetta maturazione delle uve, brezze estive per mitigare il caldo eccessivo e qualche giornata di pioggia sufficienti a sostenere la corretta crescita della vite.
Qui la viticoltura e la vinificazione rappresentano una tradizione iniziata a partire dal VII secolo A.C.

Come per il resto della Grecia, le varietà di vitigni coltivati sono quelli autoctoni storici. In particolare si trovano Athiri, la varietà bianca e Amorgianó, l'uva a bacca rossa.
Queste due uve rappresentano le basi ampelografiche delle denominazioni di origine OPAP (l'equivalente DOC).

L'uva semiaromatica Athiri è una delle più antiche della Grecia e a Rodi viene vinificata in purezza. Predilige i terreni calcarei e argillosi, pur adattandosi ad altri tipi di terreno. I vini ottenuti con questa varietà sono fini, di moderata alcolicità, con sentori fruttati e agrumati.
La discreta acidità ha spinto alcuni produttori a produrre versioni spumantizzate con il metodo classico.

Il vitigno Amorgianó, (da leggere Amorghiano), conosciuto anche come Mandelaria, è coltivato anche a Creta. Vinificato spesso in purezza, dà vini di medio corpo, leggermente speziati.

Anche su RODI si coltiva poi il Moscato, in particolare due cloni, l' Aspro e il Trani. La produzione è limitata, pure esistendo una denominazione di origine e la qualità rivaleggia certamente con i profumatissimi moscati di Samos.

Visita alle cantine di EMBONAS
Embonas è un villaggio ai piedi del monte Attavyros, a 800 metri s.l.m. E' il cuore della viticultura di RODI e della tradizione enogastronomica rodiana. Diverse cantine offrono degustazioni e visite.

EMERY
La prima che si incontra, arrivando da nord è EMERY. Hanno la particolarità di essere stati i primi, in Grecia, a produrre un vino spumante metodo classico, brut e demi-sec, entrambi realizzati da uve Athiri.

Della degustazione voglio segnalare il rosato Granrosé


Ottenuto ovviamente da uve Amorgianó, si presenta con un colore rosa cerasuolo, esprimendo al naso sentori floreali e fruttati intensi. Fresco e sapido, ha giusta morbidezza e alcolicità.









lunedì 13 luglio 2015

Douro e il vino di Porto


Douro è sicuramente la regione vinicola per eccellenza del Portogallo, in particolare perchè qui si produce uno dei vini fortificati più famosi al mondo, il PORTO.









Il Porto viene prodotto utilizzando fino a 15 vitigni a bacca rossa, principalmente Tinta barroca, Tinto Cao, Touriga Francesca, Touriga Nacional, Bastardo o 14 a bacca bianca, per il porto branco.

Viene arricchito introducendo il vino rosso parzialmente fermentato in tini contenenti, per un quarto, "aguardente" ovvero acquavite al 77%. Il titolo alcolometrico volumico finale del porto è di circa il 20%. Le uve vengono calpestate per lungo tempo, ritmicamente (oggi con pale meccaniche), nei Lagàr di granito. Dopo l'inverno, il Porto viene spedito a valle, nelle città di Oporto e Vila nova de Gaia, vicino al mare, e qui miscelato e invecchiato, a seconda dello stile di produzione (ruby, lbv, vintage, tawny, colheita).

Nella città di Vila Nova de Gaia le cantine si affacciano al fiume. In acqua ci sono diverse "Rabelos", barche a vela tradizionali utilizzate in passato per il trasporto del vino in botte, dai vigneti al porto, via fiume. Ora, il vino viene portato in città, in cisterne, trasportate via strada. Ovviamente non è più molto romantico e pittoresco, così queste barche piccole sono lasciate in acqua, a beneficio dei turisti.



Visita alla cantina Calem

La visita inizia al museo dove la guida illustra la regione del Douro, la produzione del vino Porto e la storia di Calem. Si passa poi nelle cantine dove si possono osservare i vini in invecchiamento al riparo dalla luce e dal calore. Oltrei ai ruby, tawny, lbv, vintage e colheita, branco, viene prodotto anche un porto rosè, da aperitivo.


La visita alla cantina si conclude con una degustazione di due vini Porto: uno bianco e uno rosso.

Lágrima Porto Cálem
Lágrima  si riferisce alle lacrime (o gocce) di alcool che scivolano dentro la coppa dopo aver bevuto il vino. Invecchiato in botti di rovere e tini in acciaio inox. Colore dorato, ha profumi di miele e frutta secca. Al palato è dolce, intenso e complesso.

Porto Calem 20 anos
E' il risultato di una miscela accurata di vini, invecchiato per 20 anni in botti di rovere. Arancio-verde, ha aromi di bosco, miele e spezie. Il palato è equilibrato e complesso, con un finale lungo e piacevole.  

Cercando un vintage....

Esco da Calem e cerco nelle vinerie che si affacciano lungo il fiume. E' praticamente impossibile trovare porto stile ruby: i portoghesi considerano come vero vino Porto il TAWNY. Pur non trovando un vintage da assaggiare, mi accontento allora di un tawny 40 anni : eccezionale!

Porto Noval 40 anos il colore rosso è ormai sparito virando ormai al bruno scuro. Lo definisicono "intemporal" e assaggiandolo si capisce il perchè : il vino ha ancora un eccezionale equilibrio e una bellissima freschezza.


domenica 5 luglio 2015

Carema un'oasi da preservare......le vigne sono una vera architettura di montagna



                           
                               Vigne a Carema (foto @luca_imagery)

L'aerale di Carema si sviluppa nella zona nord-ovest del Piemonte in una bella conca soleggiata che funge da sparti acque tra il Piemonte e la Valle d'Aosta. Nei secoli passati questa zona ha segnato il confine del territorio Italico con la Gallia prima e con il Regno di Borgogna poi. Una zona di una bellezza estrema.....arrivando da Ivrea in direzione Aosta all'altezza dell'uscita autostradale di Quincinetto, si stagliano maestose le vigne di Carema. La tradizione vitivinicola di questa conca affonda le sue origini nella storia: si trovano citazioni su questi vini in una guida enologica redatta dal bottigliere del Papa Paolo III Farnese, datata 1539, che li definiva "un'ottima e perfetta bevanda per Principi e Signori". Un'altro trattato del XVI secolo, il "De Vinis Italie", menzionava che il Carema veniva servito alla mensa dei Papi e dei duchi di Savoia e che era "vin d'arrosto" per i Reali di Francia. Il passare del tempo non ha indebolito il carattere di questo vino, che il grande Mario Soldati definì "forte e simpatico come un gusto di sole e di roccia".
Carema ogni filare porta con sè una storia antichissima, come testimoniano le complesse architetture, che sostengono il paesaggio vitato.


         


Qui centinaia di terrazzamenti secolari, definiti "tabbie", ospitano le vecchie vigne arrampicate sui pergolati di legno retti da maestosi pilastri in pietra, "i Pilun": si tratta delle "topie", riconosciute come vere e proprie opere d'arte (che Renato Ratti definì "templi bacchici"), nate con la precisa funzione di incastonare le vigne nei ripidi gradoni di roccia e sfruttare la capacità della pietra di immagazzinare il calore del sole durante il giorno per poi rilasciarlo durante la notte.


                         
                             Le Topie sostenute dai Pilun (foto @luca_imagery)

In questa unica e caratteristica zona è nata, essendo la proprietà vitivinicola molto spezzettata, la Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema, fondata nel 1960 da un gruppo di 10 agricoltori residenti in loco, si è sviluppata fino a diventare un'icona per la produzione e la vendita del vino di Carema.
Si tratta di una Cooperativa di Soci, tutti produttori part-time con superfici vitate pro-capite piccolissime e con l'età media degli stessi produttori di circa 55 anni.
Visto il territorio così impervio il lavoro degli associati è interamente manuale, compresa la manutenzione dei muretti a secco, che salvaguardano la montagna da eventuali frane o erosioni. Partita come dicevamo nel 1960 come una piccola cooperativa, oggi la Cantina dei Produttori di Carema è uno dei luoghi più autentici per la riscoperta del nebbiolo (qui chiamato Picotendro) del nord Piemonte, nella loro Riserva troviamo un vino caratterizzato da una vinificazione rispettosa delle caratteristiche più tipiche del vitigno e da un lungo affinamento in grandi botti di rovere....racchiude in sè l'essenza del territorio di Carema, capace di dar vita a vini complessi e di buona struttura, dal grande potenziale evolutivo.



       

Una zona magica!! assolutamente da preservare!!! per non perdere le antiche tradizioni i caratteristici paesaggi e di conseguenza i prodotti che da essi derivano e che da secoli si tramandano di generazione in generazione......la speranza è che oggi, in un'epoca così difficile, ci siano giovani ancora disposti a sacrificarsi vuoi per tradizione famigliare vuoi per pura passione e che possano raccogliere il testimone dei padri e dei nonni per continuare a coltivare questo lembo di terra avvolto da una centenaria tradizione.....


 

venerdì 3 luglio 2015

Nova Domus Riserva 2008 - Cantina Terlano Alto Adige - filosofia della longevità ......quando il tempo è alleato!!!!!

        
            Cantina Terlano (foto tratta da www.kellerei-terlan.com)
 

http://www.youtube.com/watch?v=wDGnezl-FHg
(Video tratto da you tube caricato da davisoPR per Cantina Terlano)

Al giorno d'oggi in un'epoca in cui tutto va fatto nel più breve tempo possibile, prendersi il tempo e dare tempo alle cose è forse il lusso più grande che possiamo immaginare. Alla Cantina Terlano questo lusso se lo concedono dando a ciascun vino il tempo di cui ha bisogno per maturare fino alla perfezione. Anche vari decenni, se necessario!!! La cantina di Terlano e' una cantina cooperativa fondata nel 1893, e' formata da 143 soci che coltivano circa 165 ettari di vigneti. I vigneti di Terlano godono di un terroir molto particolare a partire dal clima che presenta grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte così da favorire una maturazione elegante delle uve. Inoltre i terreni sono composti da rocce porfiriche rosse di origine vulcanica. La cantina di Terlano produce grandi vini a partire da quelli base fino ad arrivare alle Riserve. 

                        
                            Nova Domus Riserva 2008 (foto @luca_imagery)

Oggi vi presentiamo il Nova Domus Riserva 2008 - (60%Pinot Bianco-20%Chardonnay-10%Sauvignon) vendemmia con selezione manuale delle uve con una resa di 42hl/ha, fermentazione con temperatura controllata in botti da 30hl, malolattica svolta solo per Pinot Bianco e Chardonnay poi affinamento sui lieviti fini per 12 mesi in botti grandi per 50% e in tonneaux per i restanti 50%. Circa 3 mesi prima di imbottigliare avviene l'assemblaggio. Nova Domus e il nome del Castello che si trova sopra Terlano (vedi etichetta) e questo e' l'uvaggio storico della zona. Questo vino coniuga potenza ed eleganza allo stesso tempo, al naso esprime una grande complessità aromatica legata ai vitigni che lo compongono: note vegetali come menta e salvia, frutta matura anche esotica, ancora profumi speziati di pepe bianco inoltre cioccolato bianco e pasta di mandorle nell'evoluzione...il tutto impreziosito dalla classica e tipica nota minerale che i terreni di questa zona sanno donare. Al palato troviamo un vino potente e strutturato, ma dotato di un'incredibile freschezza, in cui le note dure come acidità e sapidità vengono equilibrate da una grande cremosita' e morbidezza e da una buona potenza alcolica. In retrolfattiva abbiamo una lunga e finissima persistenza aromatica. Grande!!!!...questo 2008 e' decisamente accattivante ed elegante sia al naso che al gusto con ritorni di mandorla ad impreziosire il sorso. Bottiglia di grande soddisfazione se bevuta ora, ma con margini di evoluzione nel tempo anche 15/20 anni e oltre.....per chi sa aspettare!!! 

venerdì 26 giugno 2015

Colonnara e il suo "Cuprese" - il Verdicchio dei Castelli di Jesi dall'incredibile longevità.....

      

Mitica verticale 2012-2008-2001-1999-1991  di Verdicchio dei Castelli Jesi "Cuprese"della cantina sociale Colonnara di Cupramontana - la zona classica più storica per la coltivazione del Verdicchio.
Per chi avesse qualche dubbio sulla longevità di questo vitigno consiglio di provare l'assaggio di vecchie annate, noi ci siamo spinti fino al 1991. Questo Cuprese 1991 è un vino perfettamente integro già dal colore ancora molto vivo nelle tonalità paglierine di bella intensità. Ma sono i profumi prima e l'assaggio poi a decretare la complessità e la sontuosità di quest'etichetta. Naso affumicato con richiami molto evidenti di pietra focaia, nonché anice, agrumi, frutta matura, mandorla e note di lieviti su uno sfondo di macchia mediterranea che dona una freschezza olfattiva incredibile. In bocca sfoggia ancora una bellissima acidità ed una sapidità che lo rendono dinamico, verticale e di grande bevibilita'. La retrolfattiva è altrettanto intrigante e persistente con lungo finale di pasta di mandorle e agrumi. 

                                   
  
Stupefacente anche la 2001 con un naso meno affumicato seppur minerale, giocato più su profumi di finocchietto selvatico e mentuccia. Molto fine, di grande freschezza gustativa e persistenza retrolfattiva. Fantastici!!!!!
Le altre annate 2012 e 2008 molto piacevoli sicuramente meno complesse non per questo meno interessanti. Il magnum 1999 un po'sottotono rispetto alle altre annate, forse la bottiglia non era perfetta. Bellissima esperienza!!!!!

        



    

sabato 20 giugno 2015

Valle d'Aosta il Prie' Blanc o Blanc de Morgex....il vino delle vette!!!


       
            Vigneti di Prie' Blanc (foto tratta da caveduvinblanc.com)

La zona di coltivazione e d'elezione del Prie' Blanc si estende nei comuni di Morgex e La Salle, sulla sinistra orografica della Dora Baltea: siamo nell’ultimo tratto della Valle d’Aosta che si apre nella stupenda e maestosa valle, la Valdigne, dove anche la vite non abbandona l’uomo e si innalza alle altezze più proibitive.
I vigneti si sviluppano su ripidi terrazzamenti ed arrivano a raggiungere i 1200 m. di altitudine, questa è una caratteristica veramente eccezionale, in effetti ci troviamo di fronte ai vigneti più alti d’Europa.
Tutto questo è possibile, grazie alle grandi capacità di resistenza al freddo del Prie' Blanc (conosciuto anche come Blanc de Morgex)e della sua straordinaria precocità di maturazione. Le prime notizie storiche in merito a questo vitigno sono opera di Horace Benedict De Saussure (XVIII sec. Studioso di botanica e geologia delle Alpi....) che, pur non menzionando il vitigno, descrisse in modo esaustivo le caratteristiche pergole basse di Morgex e di Là Salle.

        
           Terrazzamenti a Pergola (foto tratta da caveduvinblanc.com)

Dal punto di vista della resistenza alle malattie, va tenuto presente che le condizioni di temperatura e di secchezza dell’aria rendono poco temibili le malattie crittogamiche, con necessità di trattamenti molto ridotti rispetto ad altre aree vitivinicole. Persino la fillossera, il tremendo insetto che, proveniente dalle Americhe, ha distrutto sul finire dell'800 gran parte dei vigneti d’Europa, non ha potuto resistere all’altitudine. Ancora oggi, infatti, mentre in tutta Europa si è costretti ad impiegare viti europee innestate sul “ piede ” americano, che è abituato a sopportare l’insetto per via di una multimillenaria convivenza, in Valdigne si impiantano ancora le viti originarie (su piede Franco), soltanto europee, senza ricorrere all’innesto. Si usa infatti ancora il vecchio sistema delle “ propaggini ”: si interra cioè in primavera un tratto di germogli della vite, senza staccarlo dalla pianta e, in autunno, quando si è sicuri che la nuova piantina avrà radicato, le si toglie il cordone che ancora la lega alla pianta madre. I puristi affermano che in questi casi, in cui non si è avuto mescolanza di due tipi di vite (l’americana e l’europea), l’esistenza delle piante è più sana e longeva e le caratteristiche del vino più pure e peculiari.
Oggi descriveremo quindi un vino molto tipico....naturalmente 100% Prie' Blanc.... il "Rayon", prodotto da una cantina cooperativa, La Cave du vin Blanc de Moergex et La Salle. Questa cantina si trova a Morgex a circa 10km da Curmayeur, nata per valorizzare al massimo questo caratteristico vitigno nelle sue differenti espressioni: da vini leggermente frizzanti a vini fermi, fino ad arrivare agli Spumanti prodotti con Metodo Classico e ad un vino dolce passito raccolto quando le uve sono ghiacciate (vin del glace).

                         
                             foto @luca_imagery

Ma veniamo al Rayon!!! 
L'affinamento avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata; grazie all'utilizzo di lieviti autoctoni è possibile esprimere il tipico carattere di questo vitigno, sviluppando nel profumo delle bellissime sfumature. Ne esce dunque un vino di un bel giallo paglierino tenue dai bei riflessi verdognoli con una bella vivacità, il naso e'molto tipico giocato su note di erbe montane e floreali di glicine e biancospino, poi di frutta come mela renetta e ancora agrumi che ricordano il cedro. In bocca sentiamo un leggero petillant che rinforza la freschezza di cui è dotato grazie ad una vena acido/sapida in bella evidenza. L'equilibrio spostato leggermente sulle note dure, il corpo leggiadro, la grande bevibilita' e i profumi retrolfattivi di buona lunghezza con chiusura di mandorla amara, ne fanno un vino bianco molto estivo ed elegante. Ottimo abbinato a formaggi freschi, risotti, trota al forno o branzino. Vino estremo....da un terroir unico!!!




martedì 16 giugno 2015

Pra'....l'Ambasciatore della Garganega - Monteforte d'Alpone (VR)

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                                          Le vigne di Pra' (foto tratta dal sito aziendale)

  Valorizzazione del territorio e ricerca della qualità, queste le prerogative di Graziano Pra' vignaiolo e strenuo difensore dell'identità del Soave.
Graziano discende da una famiglia di viticoltori e nel 1983 ha voluto valorizzare il proprio lavoro investendo sulla costruzione della Cantina e cominciando ad imbottigliare i propri vini. 

       
                                           Graziano Pra' (tratto dal sito aziendale)

"un fiore incastonato tra i basalti"
La cantina Graziano l’ha studiata per lungo tempo affinchè riprendesse l’armonia architettonica delle terre che l’hanno cresciuto. Una concezione moderna ma allo stesso tempo rurale che riprende i casali storici delle campagne attorno a Monteforte. Al suo interno ampi spazi per vinificazioni separate dei cru aziendali e tecnologia avanzata per rispettare il più possibile la naturalezza e l’integrità delle uve. 

       
                            la cantina di Monteforte d'Alpone (foto tratta sito aziendale)

Siamo a Monteforte d'Alpone (VR), qui la Garganega assume un ruolo primario è raggiunge livelli di elevata qualità. Citiamo alcuni vigneti come Monte Croce, Frosca', Foscarino e Montegrande che Graziano ha valorizzato negli anni portandoli alla ribalta come di veri grand cru....per dirla alla francese.

                        
                                       Soave Monte Grande 2013 (Foto @luca_imagery)

Oggi assaggiaremo il Soave Classico Monte Grande 2013...... Il vino nasce da uve per 85% Garganega ed un 15% Trebbiano di Soave che crescono nella vigna omonima di 40 anni posta su terreni vulcanici ad un altitudine di circa 150 m. s.l.m.. Le uve vengono sottoposte a diraspapigiatura, pressatura soffice con temperatura di fermentazione controllata a 18 °C, inoltre la fermentazione e la successiva elevazione avviene in botti grandi di rovere di Allier da 15 e 20 ettolitri.
Il bicchiere sprigiona un bouquet di grande finezza olfattiva aprendo su profumi floreali, agrumati di cedro, frutti esotici e mela golden, il tutto avvolto da un pregevole soffio minerale. Il sorso risulta sostanzioso di buona rotondità ed allo stesso tempo di pregevole tensione acida rinforzato da una gustosa sapidità. La retrolfattiva offre un buon allungo con chiusura di mandorla dolce ad impreziosire e rendere ancora più piacevole il finale.
Un vino non di impatto, ma di estrema finezza che evolverà ancora per molti anni!!!! Complimenti.

        
                           


domenica 14 giugno 2015

Il Sangiovese......la magia di Riecine - Gaiole in Chianti (SI)


         
                                                             Riecine (fonte Riecine)

Situato nel cuore della Toscana, nel piccolo paese di Gaiole in Chianti, Riecine prende il suo posto tra i migliori vigneti d’Italia.
Gli archivi ecclesiastici documentano già dal 1112 D.C. l’esistenza di un podere conosciuto come Riecine. 

Il fondatore dell'azienda, John Dunkley, un signore inglese che divenne uno dei più ammirati produttori e pionieri di Chianti Classico, acquistò, con sua moglie Palmina, nel 1971, circa 1,5 ettari di terra dall’antico monastero di Badia a Coltibuono. Insieme iniziarono a ricostruire la vecchia casa di pietra, a ridare vita alle vecchie piante e a impiantare nuove viti. La prima annata di Chianti Classico è del1973 e messa sul mercato due anni dopo fu subito un grande successo.

Nel 1991, un giovanissimo enologo, Sean O’Callaghan, inizio a far parte della squadra di Riecine assumendo la responsabilità di tutti i processi di vinificazione. Sean, John e Palmina iniziarono cosi a lavorare insieme continuando la tradizione di Riecine nella produzione di vini Chianti Classico di alta qualità a base di solo Sangiovese.

                          
                                            Sean OCallaghan (fonte profilo Twitter)

Dopo la scomparsa di John e Palmina la proprietà di Riecine è ora di un gruppo d’investitori con forti legami nel mondo del vino. Nonostante molte cose siano cambiate dagli anni ’70 ad oggi, la produzione di vini Sangiovese in purezza è ancora la bandiera della produzione di quest'azienda.
              
        
                                                Vigne di Riecine (fonte Riecine)

Nelle buone annate Riecine produce anche Riecine I.G.T. e il “supertuscan” La Gioia ed è proprio di questo vino che vi parleremo.

                         
                                                La Gioia 2005 (fonte @luca_imagery)

La Gioia 2005 I.G.T. Toscana - 95% Sangiovese + 5% Merlot 
.... dal 2006 100% Sangiovese

Questo vino fa parte di quella cerchia di etichette così denominate "Supertuscan" che solitamente utilizzano in alte percentuali i vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot...... mentre La Gioia  ha dalla sua la tipicita'di utilizzare al 95% l'uva principe di queste zone, il Sangiovese, così da valorizzare un terroir unico che è quello della zona del Chianti Classico e della Maremma. 
La Gioia,  infatti, viene per la maggior parte dalla vigna del Montecucco 4,5ha in Maremma a circa 10Km dal mare e da alcuni vecchi appezzamenti a Gaiole, invecchia per 2 anni in barrique nuove e di secondo passaggio, per ammorbidire i tannini e dare rotondità.
Questo 2005 si presenta di un colore rosso granato con leggeri riflessi aranciati sull'unghia .....comunque una bella intensità di colore ed una bella luminosità fa presagire ad un'acidità ancora ben presente. I suoi profumi aprono su note di marasca, note agrumate e speziate con accenni erbacei per poi virare su profumi terziari di cuoio, tabacco, liquerizia e sottobosco. Successivamente con un po' di ossigenazione esce una piacevole nota balsamica di eucalipto e poi ancora incenso. Al palato risulta fresco, sapido e di bella struttura, con un tannino ancora ben presente ma non aggressivo, mentre in retrolfattiva si percepiamo i profumi rilevati al naso con una persistenza veramente importante...lunghissimo....vino di grande soddisfazione e di ottima bevibilita'....austero, elegante e seducente. La vita di questa bottiglia non è al suo capolinea...anzi!! Complimenti a Sean (enologo di Riecine) e al suo staff per le bottiglie che ci sanno regalare nel tempo.

Le Oche 2013

Verdicchio dei Castelli di Jesi - LE OCHE 2013

Fonte foto: Elena Simonetti

Bel vino..l'attacco al naso è una nota fumè che lascia il posto a sentori di timo e salvia. Di notevole sapidità e buon corpo, chiude con finale molto persistente. Una delle espressioni più riuscite dell'area del Verdicchio......una zona un po' sottovalutata da parte dei più, ma che conferma con il passare degli anni la grande vocazione di questo terroir...
E' un vino piuttosto longevo data la spiccata acidità.
Non guasta l'ottimo rapporto qualità/prezzo!

Fonte foto: http://tempolibero.paperproject.it/verdicchio-castelli-e-vespe
Fattoria San Lorenzo, di Natalini Crognaletti, è il piccolo produttore delle Marche che realizza il vino "Le Oche" nel rispetto della natura, applicando i principi di una coltivazione biologica equilibrata.
Passione e competenza portano a questo vino sorprendente. 

In una parola: convincente!

sabato 6 giugno 2015

ARCHEUS 2013

Malvasia di candia aromatica 100%.
Uva storica allevata in un vigneto di circa 40 anni,  situato a 350 metri sopra il livello del mare, a fianco del torrente Ongina. Viene effettuata una potatura a metà agosto.
La nebbia nelle mattine d'autunno e le condizioni ideali climatiche permettono lo sviluppo  della "muffa nobile" in pianta. Le uve vengono raccolte a mano tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre.
Fonte foto: Enrico Fermi


Da vendemmia tardiva, con uva botrizzata da muffa nobile, il vino mostra un colore giallo
intenso dalla tonalità oro, con sfumature ambrate.
Naso intenso, sapori di frutta gialla, albicocca secca in  particolare, seguite da note di zafferano,
fichi secchi, mandorle tostate, marzapane.
Di grande dolcezza mai stucchevole, grazie alla buona acidità. Finale persistente con leggeri sentori affumicati.



ILLICA | VINI

I vigneti dell'azienda biologica ILLICA si trovano in una delle migliori posizioni sulle colline di Vernasca. L'azienda e' stata fondata dal padre Renato negli anni '80 ed é oggi condotta dai figli Fabrizio e Paolo, che portano avanti la tradizione familiare.

Dal 2006 i terreni sono coltivati con metodo biologico e dal 2011 anche i vini sono certificati biologici. 

domenica 5 aprile 2015

Il Pinot Nero l'oro di Mazzon

     Le vigne con la chiesetta di S.Michele Arcangelo (metà XIII sec.)

La zona collinare di Mazzon e' situata sulla sinistra orografica del fiume Adige a sud di Bolzano, in prossimità del paese di Egna, a un'altitudine che varia da 300 a 450 metri s.l.m.
Catene montuose proteggono a nord la zona dall'arrivo di masse d'aria fredda, mentre a sud la vallata viene abbracciata dalle miti correnti dell'Ora del Garda. Questo vento meridionale percorre tutta la bassa Atesina e soffia regolarmente da Aprile a Settembre nelle prime ore del pomeriggio. Il territorio di Mazzon si caratterizza inoltre per ulteriori e singolari fattori : modesta altitudine ed esposizione ad ovest caratteristiche che influiscono positivamente su una maturazione elegante del Pinot Nero.
Per il raggiungimento della qualità delle uve contribuisce in modo determinante la posizione dei vigneti ai piedi delle montagne del Parco Naturale del Monte Corno. Questi rilievi ombreggiano al mattino l'intera area vitata e durante la maturazione delle uve consentono ai raggi solari di raggiungere le vigne in ritardo, permettendo alle uve stesse di beneficiare della frescura notturna e delle prime ore del mattino. Il resto della giornata è contraddistinto da un irraggiamento solare che si potrae a lungo durante la sera, infatti i raggi sui vigneti di Mazzon sono tra gli ultimi a tramontare rispetto al territorio circostante dove sono già scomparsi da qualche ora comportando di fatto un graduale abbassamento della temperatura. Dopo il tramonto del sole invece, a Mazzon, lo sbalzo termico è notevole e rapido. Questa veloce escursione termica crea un particolare microclima che abbinato alle caratteristiche pedologiche, giustifica il terroir di Mazzon come molto vocatio alla produzione di Pinot Nero.

                                         Vigneti sotto il maso Barthenau

La collina di Mazzon poggia su rocce calcaree di epoca triassica tra cui dominano le arenarie, le siltiti rosse e gialle e i calcari assieme a marne e dolomia.
Gran parte della collina è costituita da depositi fluvio-glaciali, fluviali e torrentizi, spesso terrazzati, mescolati a materiali calcarei. I substrati risultano estremamente eterogenei per il rimescolamento di materiali di diversa origine e composizione mineralogica. I terreni sono da moderatamente profondi a profondi ed hanno tessitura da franco-sabbiosa a franco-limosa, con un contenuto di argilla da 10 a 20%. Il terreno assume colorazioni diverse a seconda dei materiali di origine. Il contenuto di calcare è elevato e tende ad aumentare con la profondità dei terreni. Il ph varia da 7 a 8 passando da neutro a subalcalino, mentre i terreni sono ben drenati ed hanno discreta capacità di ritenuta idrica. Tutte queste caratteristiche rendono questo territorio particolarmente adatto alla coltivazione del Pinot Nero.
 La prima citazione di Pinot Nero a Mazzon si trova nel diario della famiglia Gasteiger, allora proprietari dei masi Schosshof e Fritzenhof. Gustav von Gasteiger (1829-1890) dell'omonima famiglia, scriveva che il pomeriggio del 4 febbraio del 1869 gli fu servito alla stazione di Egna ( paese sottostante alle vigne di Mazzon) un vino, annata 1868 proveniente da viti Pinot Nero messe a dimora alcuni anni prima nel vigneto Tschander Stuk sottostante allo Schlosshof.
Anche Ludwig Barth von Barthenau (1839-1890), nel 1870 acquisto' parte dell'attuale proprieta' Foradori e mise a dimora barbatelle di Pinot Nero, confermando la vocazione del terroir di Mazzon per questo vitigno.

               entrata del maso Barthenau (attuale proprieta Foradori  Hofstatter)

Quindi alla fine del 1800 Edmund Mach, fondatore dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, e successivamente Josef Mader avevano sottolineato come le vigne esposte ad ovest fossero le più vocate per la coltivazione di uve Pinot Nero di grande qualità.
Il primo Pinot Nero etichettato Mazzon risale all'ultima decade del 1800 quando il titolare dell'attuale Azienda Gottardi ( una tra le più significative di questo territorio), Vogl von Fernheim, prese con il suo Lichter Burgunder Eigenbau Mazzon il diploma d'onore alla mostra di Vienna nel 1898.
Un primo censimento ufficiale dei vigneti coltivati a Pinot Nero nel territorio di Mazzon si ha con l'istituzione nel 1975, dell'albo dei vigneti e quindi della DOC Alto Adige. In quel documento, la superficie a Pinot Nero di Mazzon venne quantificata in 20,6 ettari che salirono nel 2009 a 46 ettari circa.

          vigna Roccolo sulla collina di Mazzon, vigne messe a dimora metà anni  '40

In un contesto così prestigioso per il Pinot Nero italiano, vorremmo segnalare un'azienda dalle piccole dimensioni ma che produce un vino di grande qualità. Si tratta della Cantina di Ferruccio Carlotto, che ha sede nel vicino comune di Ora ma che vinifica un Pinot nero su questa prestigiosa collina. Infatti la storia del lavoro di questa famiglia a Mazzon inizia già nel 1940 quando Umberto ed Isidoro Carlotto arrivarono dal Veneto e lavorarono per 50 anni a mezzadria le vigne del maso Schlosshof.
Intorno al 2000 Ferruccio e la figlia Michela (alla quale siamo grati per tutte le informazioni relative a questo prezioso territorio), iniziarono a vinificare in proprio parte delle uve Pinot Nero dando vita così ad un'etichetta oggi molto importante per questo comprensorio cioè "i Filari di Mazzon". Fino al 2003 parte della produzione veniva conferita alle Cantine Sociali di Cortaccia e di San Paolo e alle Cantine private Hofstatter e Lageder. Il loro primo vino I Filari di Mazzon nasce nell'annata 2002, le sue uve vengono coltivate dai Carlotto nel vigneto Pagghen (proprietà Praxmarer) da piante con età che variano dai 15 ai 45 anni e di superficie pari a 1,5 ettari con una produttività di circa 10.000 bottiglie annue.

                  Pinot Nero I Filari di Mazzon 2010

Il Pinot Nero I Filari di Mazzon 2010 si presenta nel bicchiere di un bel colore rosso rubino di bella vivacità, dal colore mai troppo carico tipico del vitigno, mentre al naso sfoggia un bouquet molto varietale di fragoline di bosco, ribes e mirtilli....evolve su note speziate che ricordano chiodi di garofano e noce moscata....la complessità si infittisce con rimandi di cacao, cuoio, liquerizia e terra bagnata impreziosita da una leggera sfumatura affumicata. In bocca esprime grande freschezza acido/sapida, tannino ben presente ma mai aggressivo il tutto equilibrato da una piacevolissima morbidezza unita ad un corpo leggiadro che ne determina una bevibilita' impressionante. La persistenza retrolfattiva di tutto riguardo lo rende un grande Pinot Nero italiano. Un vino decisamente giocato più sull'eleganza che non sulla potenza e che in questi ultimi anni ha dimostrato di non essere più una sorpresa ma una piacevole conferma. Un ode al Pinot Nero italiano e al suo grande terroir Mazzon.

domenica 29 marzo 2015

NAOS - I PITARS

CANTINA SAN MARTINO

L'azienda, fondata e gestita fin dal 1968 da Angelo Pittaro, viene ora condotta con successo dai figli, i “Pitars” (così sono conosciuti i Pittaro in paese): quattro fratelli che tengono viva la passione di famiglia di fare buon vino. 

La struttura attuale,  a forma di castello mediovale, è una costruzione recente dove predomina il legno, realizzata seguendo canoni di biocompatibilità.
I vigneti si estendono su entrambi i versanti del Tagliamento e contano oggi quasi 90 ettari nella zona delle Grave del Friuli, tra le province di Udine e Pordenone.




Uno dei prodotti di punta è il NAOS, un assemblaggio  di Refosco dal Peduncolo Rosso (60%), Merlot (30%) e Cabernet Franc (10%). Appassimento del 20% delle uve.
Vinificazione in rosso con macerazione sulle bucce per 15 giorni.
8 mesi in barrique e successivo affinamento in bottiglia per almeno 12 mesi.

Note di degustazione
Di colore rosso rubino, al naso è intenso con sentori di mirtillo, pepe nero, tabacco, cacao. Dominano eleganti note di frutta matura.
In bocca è velluto: morbido e giustamente tannico. Di grande persistenza. Ottimo!!

domenica 8 marzo 2015

ANDREOLA DIRUPO 2013 PROSECCO TOP DI MONTAGNA

La passione per la vite e il vino sono il tratto distintivo dell'azienda familiare ANDREOLA, fondata da Nazareno Pola nel 1984 e gestita oggi dal figlio Stefano.
28 ettari di vigneti di proprietà della cantina in Col San Martino nel trevigiano, nella denominazione Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG.
Qui si coltiva principalmente il vitigno Glera, accompagnato, anche se in minore quantità, dalle varietà native della zona, come il Verdiso, Perera e Bianchetta.
Si tratta di viticoltura “eroica”, poichè i vitigni sono allevati su pendii di inclinazione superiore ai 45°. ANDREOLA ha voluto fare di questo aspetto uno dei suoi punti di forza, diventando nel 2010 il primo produttore di Prosecco iscritto al CERVIM – Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana.


Per questi vini di montagna è richiesto un lavoro fortemente manuale con controllo e cura del territorio molto particolari. Di questo Andreola ha fatto la sua filosofia di produzione, che ritroviamo ben espressa nel bicchiere.




Abbiamo assaggiato il "DIRUPO"  VALDOBBIADENE PROSECCO SUPERIORE DOCG BRUT millesimato 2013.
Si presenta con una spuma correttamente evanescente che lascia un perlage con bollicine fini e persistenti, indice di ottima spumantizzazione. I profumi sono sottili ed eleganti, con note floreali di rosa canina e acacia e fruttate di pera e lime.
Alla beva è cremoso e delicato, di bella freschezza e sapidità. Correttamente secco. E' un vino molto piacevole.


Assolutamente un TOP tra i prosecchi. 

domenica 8 febbraio 2015

L'anfora GUTTURNIUM


GutturniumFino agli anni 70, l'anfora di Veleia viene utilizzata e citata come simbolo del vino Gutturnio. Poi improvvisamente, in una pubblicazione del 1972, lo studioso Serafino Maggi identifica la coppa Gutturnium con quella ritrovata lungo le sponde piacentine del Po, a Croce Santo Spirito. Da lì in poi e ancora oggi, è abitudine trovare riferimenti al nome Gutturnio come derivato dalla coppa ripescata nel Po.  


Si tratta però di un errore poichè il Gutturnium era un'anfora della capacità di due litri, come descritto da Bonora in "Escursione per la Val Nure" del 1881. L'altra coppa aveva invece un'altezza di "nove centimetri e tre millimetri" come riportato dal Porf. Pizzi, nel "Bollettino Archeologico del Museo Provinciale di Cremona" del 1878. Ben lontano quindi dalla capacità, citata, di due litri. Il secondo ritrovamento, infatti, si tratta di una tazza, un "ariballo", come chiamato dall'accademia dei Lincei, ovvero un piccolo recipiente, che solitamente veniva utilizzato dagli atleti e dalle donne dell'antica Grecia e da quelle romane.

E' noto che l'attuale vino Gutturnio abbia ereditato il nome dalla coppa o tazza di argento di epoca romana, rinvenuta nel territorio piacentino verso la fine dell'ottocento. Aldo Ambrogio, nel 1938, citava il "Gutturnium" come un "bellissimo boccale o grande coppa di vino dissepolto a Veleia nel 1878 e conservato nel Museo Nazionale di Roma: esso chiudeva le grandi cene romane. L'esemplare consta di una grande coppa d'argento della capacità di circa due litri di vino: ha una sola ansa con figure sbalzate e cesellate con arte pura ed elegante ed il corpo è tutto cesellato a piccoli sbalzi con tralci di vite e grappoli d'uva e romboidi finemente graniti e di aspetto singolare. Recava inoltre la scritta, in rilievo, "PLACENTIAE".
Purtroppo negli ultimi anni è stata abbandonata la storia del ritrovamento negli scavi di Veleia, a favore dell'ariballo raccolto casualmente dalla rete di un pescatore.
I vini piacentini erano già famosi ai tempi dei Romani. Cicerone, nella sua oratoria "in Pisonem" nel Senato di Roma, accusava Pisone, padre di Calpurnia, moglie di Giulio Cesare, di "bere calici troppo grandi del vino di Piacenza". E i Romani hanno lasciato traccia dei vini di Piacenza, anche in altre loro province. Ad esempio in Turchia, nel villaggio di Aizanoi, nell'Anatolia Centrale, vistando il tempio di Zeus è possibile vedere una stele sulla quale è rappresentata un'aquila romana con accanto un vaso identico al Gutturnium di Veleia.


domenica 25 gennaio 2015

FRANCIACORTA

La Franciacorta, area collinare che si estende, per linee generali, tra Brescia e il lago d'Iseo, è una delle capitali spumantistiche italiane che in pochi anni ha saputo meglio produrre e proporre il proprio prodotto, tanto da dargli il nome stesso del territorio.
Non più spumante, vino con le bollicine o simili, ma solo e semplicemente Franciacorta.
Questo grazie alle idee e anche agli investimenti di diversi imprenditori, sia impegnati in aziende agricole sia provenienti da altre attività, tutti attirati dalla bellezza dei luoghi e dalla possibilità di produrre in queste zone, grandi vini. Un eccellente mix tra tradizione contadina del luogo e capacità di "fare impresa".
Le bottiglie di Franciacorta prodotte sono quasi 7 milioni, non un numero stratosferico, nel panorama spumantistico italiano, ma sicuramente di qualità elevata.
Del resto i produttori bresciani sono gente accorta, fedeli all'idea di andare avanti con i piedi di piombo, guardandosi intorno con attenzione, ma procedendo con continuità. In pochissimi anni la produzione complessiva di bottiglie è infatti più che raddoppiata e ogni produttore è pronto a giurare sui suoi potenziali di crescita.
Grandi e attrezzate cantine, vigneti nuovi di zecca dedicati a pinot nero, pinot bianco e chardonnay, le tre uve artefici del Franciacorta, stanno a dimostrarlo.
Questo vino è prodotto unicamente con il Metodo Classico, che prevede la rifermentazione del vino in bottiglia per almeno 18 mesi, che diventano 30, minimo, nel caso dei millesimati.
Il Franciacorta è un vino con  bollicine finissime, con aromi delicati che spaziano dagli agrumi ai fiori, dal pane tostato alla mandorla, con gusto morbido e cremoso, piacevolmente lungo.
A questi si aggiunge un Franciacorta particolare, il Satèn, prodotto solo con uve bianche, ovvero chardonnay ed eventualmente pinot bianco. E' un vino più morbido e profumato, per questo ancor più invogliante.
Viene genericamente indicato come l'aperitivo perfetto. Cosa del tutto vera, ovviamente, ma ci sono anche Satèn millesimati, molto più strutturati e dunque adatti ad accompagnare molti piatti.
Il Franciacorta è un vino da tutto pasto, in grado di accompagnare dall'aperitivo al dolce passando per primi piatti, i secondi a base di pesce saporito o anche di carni. Del resto i francesi non fanno così, da sempre, con lo champagne? Gli ettari riservati alle uve di questo vino lombardo sono circa 1700, tra colline di origine morenica scavate, arrotondate, sospinte verso la pianura dalla pressione dei ghiacciai alpini.
Ghiacciai che, nel loro transito, hanno lasciato sul terreno pietre, minerali, sabbie organiche che
hanno saputo ben accogliere e alimentare le radici delle viti.
Se ne accorsero un migliaio di anni fa i benedettini dell'abbazia francese di Cluny, che qui si trasferirono in pieno Medioevo per aiutare i contadini impoveriti da razzie e inedia. Cluny è in Borgogna e i monaci erano, manco a dirlo, pure esperti viticoltori. Insegnarono la loro "arte"
agricola al popolo, ottenendo in cambio, dai Signori locali, la concessione di non pagar le tasse. Così Franciacorta non deriva dal fatto che i monaci fossero francesi, ma dalle due parole latine Curtes Francae, corti franche, cioè libere da tassazioni.